Abuso sessuale e Confine del Sé nel Test I.Co.S.

Uno studio sulle conseguenze a lungo termine dell'abuso sessuale nella gestione delle relazioni oggettuali. L'articolo è stato pubblicato il 23/8/2017 su PSICONLINE FORMAZIONE

di Loretta Sapora

IL CONFINE DEL SÉ VIOLATO

L’abuso sessuale è certamente una delle esperienze più devastanti di violazione del corpo e del Sé che lo abita; le conseguenze che questa violenta intrusione produce nella psiche di chi la subisce sono tanto più gravi quanto più precocemente l’evento si verifica e quanto più la persona abusante è vicina affettivamente alla sua vittima ed anagraficamente distante da essa (il che accade purtroppo nella maggioranza dei casi).

L’imposizione, da parte di un adulto, di comportamenti sessuali incompatibili con lo stato di maturazione mentale e fisica, genera infatti nel minore sensazioni ed emozioni incontenibili; l’aspettativa fiduciosa di ricevere protezione e tenerezza dall’adulto affettivamente significativo è drammaticamente disattesa, frustrazione/impotenza e rabbia si mescolano all’oscuro senso di colpa che si sviluppa nel bambino come estremo tentativo di “salvare” la figura dell’adulto/il mondo degli adulti di cui ha necessariamente bisogno (“lui non può essere cattivo, quindi il cattivo devo essere io”).

Com’è ovvio, il trauma dell’abuso sessuale precoce lascia una ferita profonda nella psiche e condiziona lo sviluppo della personalità, in particolare per quanto riguarda le relazioni oggettuali.

Abbiamo studiato il problema in 20 donne adulte, di età compresa tra i 22 ed i 58 anni, arrivate in terapia individuale portando motivazioni e richieste non collegate all'abuso (subìto in età infantile, o pre-adolescenziale o adolescenziale, da parte di parenti o persone vicine alla famiglia); l’abuso è stato spesso rivelato dopo diverso tempo dall’inizio della terapia, qualche volta persino in quella che avrebbe dovuto essere la fase conclusiva del percorso terapeutico.

I DISTURBI ATTUALI (DIAGNOSTICATI SECONDO D.S.M. 5 E P.D.M.)

Le patologie attuali presenti nel gruppo sono, in ordine di frequenza:

  •          Disturbi alimentari (Bulimia, Obesità, Disturbo alimentare NAS di tipo restrittivo)
  •          Disturbo di Personalità Passivo-Aggressivo
  •          Disturbo di Personalità Depressivo
  •          Disturbi della sfera sessuale (dell'eccitazione sessuale, dell'orgasmo, di avversione sessuale)
  •          Abuso di alcool (o di droghe in anamnesi)
  •          Disturbo di personalità contro-dipendente
  •          Disturbo di Personalità Narcisistico
  •          Disturbo di Personalità Ossessivo-Compulsivo
  •          Disturbo di Personalità Isterico-Istrionico.

Inoltre 6 persone presentavano una Personalità Borderline e 5 persone avevano sviluppato un orientamento omosessuale o bisessuale.

LA GESTIONE DELLE RELAZIONI

Lo stile di gestione delle relazioni con l’esterno è stato studiato attraverso il Test I.Co.S. (Indice del Confine del Sé), semi-proiettivo somministrato all’interno dei colloqui preliminari.

Il lavoro con l’I.Co.S. prevede che alla persona si chieda di scegliere, tra 7 immagini, quella che rappresenta meglio il suo confine, definito così: “La struttura immaginaria che separa lei da tutto il resto del mondo”, quindi di immaginare il materiale di cui è fatto il confine, attribuendo al materiale stesso 3 qualità, e di definire l’ampiezza dello spazio delimitato dal confine (quindi, il proprio spazio); infine, la persona deve indicare il confine più svantaggioso, quello più vantaggioso e quello che riesce a proteggere senza isolare.

Lo stile di gestione delle relazioni più diffuso nel gruppo è quello caratterizzato dalla tendenza ad adattarsi alle sollecitazioni/alle richieste provenienti dall’esterno, modificando/deformando se stessi o la propria visione delle cose e penalizzando/sacrificando la propria identità; in alternativa, si prendono le distanze o si fugge da ciò che è ritenuto pericoloso/disturbante. Nell’insieme, si vive in una dimensione di instabilità/indefinitezza/mutevolezza.

La difesa attraverso la "via di fuga garantita" è raccontata con grande efficacia nel disegno in cui una giovane donna ha rappresentato la Casa come una grande tenda da campeggio con 5 finestre (che sembrano occhi guardinghi e tristi) e un robusto portone scuro; accanto alla tenda è disegnata una borsetta; la donna ha commentato così l'immagine: "E' una casa gonfiabile, fatta con materiale resistente agli urti, ha la possibilità di sgonfiarsi ... è una casa che riesce a ricostruirsi da sola; a fianco c'è il contenitore che la contiene una volta sgonfiata: uno si può portare la casa anche in viaggio, se non va d'accordo con i vicini si può spostare".

Segue, come frequenza nel gruppo, lo stile caratterizzato dall’apertura indiscriminata, che non sceglie e non governa le relazioni, in una dimensione esposta all’invasione/intrusione da un esterno da cui si è fortemente dipendenti.

Una delle donne che ha scelto il confine collegato a questo stile, descrive così la sua convinzione che sia la migliore scelta possibile (convinzione condivisa dalla maggior parte del gruppo): “Ho la sensazione di aver delimitato uno spazio mio, che però non è chiuso al mondo ... non è chiuso a nulla”.

Anche tutti gli altri confini scelti dal gruppo denunciano una insufficiente capacità di proteggere il proprio spazio interno (cioè, in definitiva, il Sé): l’unica eccezione è rappresentata dal 20% dei soggetti, che scelgono il confine collegato ad una strategia di barricamento iper-difensivo ed isolante (neanche questa può essere evidentemente considerata una modalità funzionale di gestione delle relazioni).

Se ci soffermiamo ad esaminare le risposte relative ai materiali che costituiscono la immaginaria struttura di confine ed alle loro caratteristiche, vediamo come la metà del gruppo cerca di compensare la sua vulnerabilità attraverso la scelta di materiali capaci di assicurare una buona difesa del proprio spazio: soprattutto metalli (25%), e poi marmi e materiali da muratura.

Infine, il confine è immaginato vicino alla persona: “indossato” come un abito-corazza, a garantire la massima protezione del corpo.

Nessuna delle donne del gruppo si è identificata con uno stile di relazione caratterizzato dalla capacità di discriminare le buone dalle cattive relazioni e/o dalla capacità di aprire a relazioni sufficientemente sane e rifiutare rapporti indesiderati/pericolosi.

Nella realtà della vita affettiva, le pazienti del nostro gruppo si sono protette dai contatti troppo “ravvicinati” con il maschile attraverso vari tipi di “fuga”: matrimoni tardivi e prevedibilmente a rischio, matrimoni bianchi e tradimenti che spostavano la vita sessuale al di fuori del matrimonio, divorzi, innamoramenti impossibili, relazioni disordinate e instabili, relazioni omosessuali, disturbi della sessualità nei rapporti eterosessuali, bisessualità e mantenimento di un controllo emotivo forte nelle relazioni eterosessuali, diffidenza e distanza fisica (per quanto possibile) dal partner scelto.

Note bibliografiche

American Psychiatric Association, Criteri diagnostici. Mini DSM-5, Raffaello Cortina Ed., Milano 2014        

V. Lingiardi, F. Del Corno, PDM, Manuale Diagnostico Psicodinamico. Raffaello Cortina Ed., Milano 2010       

L. Sapora, Il Confine del Sé/il Test I.Co.S., Ed. Psiconline, Francavilla al mare 2012

 

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