Il Confine del Sé

Il Confine del Sé

Estratto da:
Loretta Sapora - Il Confine del Sé / Il Test I.Co.S.

Editore Psiconline - Francavilla a Mare  - 2012

Il mio interesse per il concetto di “Confine” nacque in strettissima relazione con lo studio delle dinamiche psicofisiologiche collegate al rapporto con il cibo ed alla sintomatologia dei disturbi alimentari (obesità, anoressia, bulimia).

In particolare, l’analisi del vissuto soggettivo della respirazione e dell’Esperienza Orale Guidata1 nei pazienti obesi, della “crisi” nelle pazienti bulimiche e delle modalità anoressiche di rifiuto del cibo, mi portò a riflettere sull’enorme importanza della dimensione psicofisica dello spazio interno e dei suoi confini in tutte queste patologie.

L'idea che un test grafico potesse cogliere e descrivere con particolare efficacia la dimensione del confine arrivò in modo imprevisto ma si impose con grande forza a partire dal disegno che una paziente bulimica eseguì su mio invito mentre parlava del suo senso del limite.

A quel punto, divenne d’obbligo il confronto con la “Scala di Barriera e Penetrazione” di Saraceni e Ruggeri, con il modello psicofisiologico integrato di Vezio Ruggieri e con i concetti di “involucro psichico” ed “Io-Pelle” di Didier Anzieu.

La ricerca sul campo che, a partire da quel momento, condussi per diversi anni con le modalità e le tappe che descriverò nella prima parte di questo lavoro, mi convinse definitivamente che:

  • attraverso il disegno del Confine i pazienti esprimevano effettivamente quel vissuto del “Confine del Sé” che era stato descritto da Saraceni e Ruggeri
  • come ci aveva già insegnato Anzieu, il funzionamento della struttura psichica è strettissimamente legato alle caratteristiche del suo Confine
  • le due categorie “spugna” e “corteccia” rilevabili attraverso la citata “Scala di barriera e penetrazione”, seppure integrate dalla categoria “filtro” che a partire da esse poteva essere individuata, non descrivevano tutte le tipologie di Confine della struttura psichica riscontrabili nella pratica clinica.

Da questi presupposti partì la fase di ricerca che ha portato alla costruzione del Test del Confine, costituito da una prova base di scelta tra di 7 differenti tipologie di Confine, seguita da una breve inchiesta sulle caratteristiche del Confine stesso.

RIFERIMENTI TEORICI

L'INVOLUCRO PSICHICO DESCRITTO DA ANZIEU
Lo psicanalista francese Didier Anzieu ha sviluppato ampiamente il concetto di involucro psichico (1987, 1992) descrivendolo come una membrana formata da:

  • uno strato para-eccitazione, più duro e rigido, rivolto verso il mondo esterno, che fa da schermo agli stimoli che da esso provengono
  • una pellicola sensibile, più sottile e morbida, che ha la funzione di raccogliere segnali, stimoli, permettendo che ne vengano inscritte le tracce, ed ha la configurazione di una interfaccia, con un lato rivolto verso il mondo interno ed uno rivolto verso il mondo esterno.

L'involucro nel suo insieme fa sì che la psiche costituisca "un apparato per pensare i pensieri, per contenere gli affetti, per trasformare l'economia pulsionale" (Id., 1992). In particolare, un involucro integro consente, attraverso la delimitazione di una superficie chiusa, la suddivisione dello spazio in due porzioni: l'interno e l'esterno, e questa condizione deve considerarsi preliminare a qualunque successivo processo di sviluppo dello psichismo proprio come, in una prospettiva biologica evoluzionistica, la struttura unicellulare anucleata (composta dunque di una sola cellula, senza ancora nucleo, rivestita da una membrana) costituisce l'essere vivente primordiale: "la membrana è la prima invenzione
della vita" (Id., 1992). La pratica psicanalitica ha mostrato come il funzionamento della psiche, e conseguentemente il lavoro analitico, non dipende solo dai contenuti psichici, ma innanzitutto dall'involucro che li contiene: "Ci si può risparmiare lo studio dei contenitori quando il contenitore contiene adeguatamente, e consacrarsi allora all'analisi dei contenuti, ma quando il contenitore contiene male o addirittura funziona al contrario, è necessario procedere a un lavoro analitico sul contenitore stesso" (Anzieu 1992); del tutto inefficaci risulterebbero in questi casi le interpretazioni del contenuto (proprio per l'incapacità della psiche di lasciarle entrare e/o di "tenerle" in sé per elaborarle), mentre sono necessarie le interpretazioni sulla configurazione strutturale dell'involucro.

LA SCALA BARRIERA/PENETRAZIONE DI SARACENI E RUGGERI
Saraceni e Ruggeri (1981) nell'ambito dello studio del Test delle Macchie di Rorschach, si interessarono alla valutazione di quel particolare aspetto, presente in alcune delle risposte fornite dai soggetti, che riguarda le caratteristiche attribuite ai confini degli oggetti percepiti nelle Tavole.

Fisher e Cleveland avevano già studiato lungamente questo dato (1968), giungendo a concludere tra l'altro che:

  • le risposte in questione potevano essere raggruppate in due categorie: quelle in cui i contorni degli oggetti erano descritti come netti, integri, ben delineati, di definita struttura e consistenza (risposte classificate di "barriera") e quelle in cui essi apparivano come fragili, inconsistenti, indefiniti, indistinti (risposte classificate di "penetrazione");
  • "le proprietà ascritte da un individuo ai contorni degli oggetti percepiti nelle macchie di Rorschach rispecchiano il modo con cui egli percepisce i confini del proprio corpo" (Fisher e Fischer, 1964).

Alla percezione dei confini del corpo si sono interessati recentemente anche Vezio Ruggieri e Coll., che hanno messo a punto uno strumento psicodiagnostico per l'indagine del vissuto soggettivo del Confine Corporeo che si propone di mostrare in particolare:

  • se esso è sentito come rinforzato, discontinuo, morbido, respingente, filtrante ecc.
  • se è omogeneo in ogni zona del corpo o se cambia configurazione in zone diverse
  • se oltre il confine del corpo esiste una porzione di spazio sentita come propria.
  • Le diverse configurazioni possibili sono rappresentate da n. 16 differenti tipi di linea (spessa, sottile, raddoppiata, interrotta, zigzagata, ondulata ecc.) tra i quali il soggetto deve scegliere quella che meglio di tutte descrive il suo vissuto del confine corporeo in ognuna delle sue parti" (Ruggieri e Coll., 1999).

Saraceni e Ruggeri ipotizzano però che, attraverso la descrizione dei confini degli oggetti percepiti nelle macchie di Rorschach, venga proiettato nelle risposte il cosiddetto "vissuto del Confine", che descrive quella "funzione di confine mentale o confine di Sé, inteso come configurazione strutturale inconscia che articola i livelli basici dell'organizzazione mentale e che può essere così considerato:

  • il confine come "limite " che fonda l'identità del Sé e lo delimita dal non-Sé;
  • il confine come "filtro" che regola l'entità e la qualità degli scambi e l'interazione mondo interno/mondo esterno;
  • il confine come "trama" che garantisce la compartimentazione interna delle parti costitutive dell'apparato psichico e ne regola i rapporti" (Saraceni e Ruggeri, 1981).

Per la rilevazione dalle risposte date al Test di Rorschach del vissuto del Confine così inteso, gli Autori costruirono la "Scala del Confine del Sé", che prevede quattro categorie di siglatura:

  • Barriera statica (riferimenti ad involucri, contorni, coperture, protezioni, superfici esterne)
  • Barriera dinamica (riferimenti ad elementi di qualsiasi natura che arginano, contengono, bloccano qualsiasi azione, movimento, impulso, pressione)
  • Penetrazione statica (riferimenti a cose con confini indefiniti, permeabili, disarticolati, rotti, danneggiati, lesi)
  • Penetrazione dinamica (riferimenti ad elementi che assecondano, fanno penetrare, lasciano passare qualsiasi azione, movimento, spinta, impulso).

L'uso della Scala consente di identificare due diverse configurazioni del Confine:

  • una Struttura-Corteccia, "nella quale sono molto investiti (ipertrofizzati) i processi di definizione, di delimitazione separativa dal Non-Sé; una struttura tendenzialmente "chiusa", con pochi (nulli) scambi con l'ambiente esterno, la quale si fonda prevalentemente (esclusivamente) su un funzionamento che trova al suo interno sia la fonte di stimolazione che il compimento di essa, con scarsa (o senza) interazione con gli oggetti del mondo esterno...; una struttura i cui livelli costitutivi sono distinti e articolati (rigidamente compartimentati), e le reciproche interazioni sono di entità limitata (nulla)" (Id., 1981)
  • una Struttura-Spugna, "nella quale sono poco (per nulla) caricate le qualità di distinzione e separazione dal Non-Sé, realizzandosi il quadro di "fusionalità confusiva" con il Non-Sé...; una struttura altamente assorbente-espulsiva, con scambi continui con l'ambiente esterno, anche di notevole portata, che seguono le vicende di cangianti processi di inglobamento e svuotamento; una struttura i cui livelli costitutivi non sono differenziati, bensì fluidi e fusi, le cui interazioni hanno qualità di reciproca invasione e mescolanza" (Id., 1981).

Per quanto riguarda invece le dimensioni di Confine Statico (somma delle risposte di Barriera Statica e Penetrazione Statica) e Confine Dinamico (somma delle risposte di Barriera Dinamica e Penetrazione Dinamica), gli Autori ritengono che debbano essere valutate nella loro relazione con le categorie di Barriera e Penetrazione nel senso che:

  • il quadro di Struttura Corteccia è confermato e amplificato dalla scarsa presenza o mancanza di Confine Dinamico, mentre risulta attenuato dalla sua dominanza, che sembra indicare che "nel paziente si fa largo la percezione più o meno consapevole di un livello interno esposto a tensioni e pressioni che non possono più essere rimosse e bloccate" ;
  • il quadro di Struttura Spugna è confermato e amplificato dalla dominanza di Confine Dinamico, mentre risulta attenuato dalla sua mancanza o contenuta presenza, che sembra indicare "la disposizione verso livelli di maggiore controllo e articolazione delle tensioni interne".

Gli AA. non hanno trovato, nei loro primi studi, relazioni certe tra il vissuto del Confine di Sé cosi rilevato e le categorie nosografiche e psicopatologiche tradizionali, né tra esso e le organizzazioni difensive peculiari del mondo pulsionale, né infine riguardo alla gravità dei diversi disturbi psicopatologici.

Tuttavia, in due nostre ricerche in area psicosomatica emersero alcuni dati a nostro giudizio interessanti:

  • in una indagine sul vissuto del confine nell'anoressia si vide che mancavano completamente, nel gruppo delle ragazze anoressiche, le risposte di Barriera Dinamica, significativamente presenti invece nel gruppo di controllo; è infatti evidente nelle pazienti anoressiche il blocco pulsionale ("Si potrebbe leggere in chiave simbolica il sintomo anoressico come la strenua resistenza opposta all'invasione del cibo (metafora della realtà esterna) che, entrando nel corpo, ne rompe la rigida (e irrealistica) impenetrabilità, lacerandone i confini" , Troiano e Sapora 1995);
  • in una indagine sulle caratteristiche di personalità dei pazienti affetti da Disturbo da Attacchi di Panico (Sapora e Troiano, 1995), emerse una leggera prevalenza del punteggio medio di Penetrazione rispetto al punteggio medio di Barriera ed una dominanza nettissima dei punteggi medi di Confine Statico rispetto a quelli di Confine Dinamico: la preferenza verso il vissuto del Confine del Sé come Struttura Spugna risultava quindi attenuata dalla decisa prevalenza del Confine Statico, testimoniando il tentativo difensivo contro la penetrabilità.

OMISSIS

CONCLUSIONI
Secondo la nostra esperienza di questi anni, l'utilità del Test del Confine in psicologia clinica è legata soprattutto alla sua capacità di:

  1. colpire l'immaginario e fissare stabilmente nella memoria del paziente le immagini delle sue Configurazioni chiave (con i relativi significati);
  2. fornire alla psiche un rispecchiamento essenziale e chiaro, un messaggio analogico profondo ed immediatamente decodificabile a proposito di una sua caratteristica di base: la configurazione del confine, per l’appunto;
  3. chiarire/sintetizzare i termini dei problemi relativi alla gestione dei rapporti dentro/fuori e tra le parti interne, fornendo contemporaneamente una evidente indicazione delle operazioni necessarie alla risoluzione degli stessi;
  4. monitorare, attraverso la ripetizione del Test in momenti diversi del processo terapeutico, i cambiamenti del paziente nella gestione delle relazioni con l’esterno e con il proprio mondo interno.

Il Test del Confine inoltre lascia emergere spesso elementi importanti per la valutazione del vissuto del corpo.

Lasciamo infine a Jeremy Rifkin la riflessione sull'importanza a livello sociologico del lavoro su quello che potremmo definire "il ripristino dei giusti confini": "La domanda fondamentale, quindi, è se esista un modo per reintegrare l’estrema individuazione di questa personalità -il riferimento è alla personalità "frammentata e plastica" descritta nel brano riportato all'inizio del cap. 5- in un insieme globale unificato: se non ci fosse un modo, rischierebbero di esacerbarsi l’alienazione personale e il disagio esistenziale che già molti giovani provano, in un mondo in cui sono sempre più connessi, ma si sentono sempre più isolati ... Ciò che purtroppo manca è una ragione complessiva per cui miliardi di esseri umani debbano essere sempre più connessi: qual è lo scopo? ... sei miliardi di connessioni individuali in mancanza di uno scopo generale unificante, sembrano un colossale spreco di energia umana ... le connessioni globali, senza un vero scopo che trascenda l’immediato, rischiano di restringere, anziché allargare, la consapevolezza"

 

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