La Psiche Obesa

La Psiche Obesa

Il libro (Editrice Melusina Roma, 1998) racconta i risultati di una esperienza clinica portata avanti per 6 anni (a partire dal 1989) in alcuni ambulatori di dietologia, sia pubblici che privati, affiancando un trattamento psicofisiologico alla tradizionale dietoterapia nella cura dei pazienti obesi.

È nota da tempo, infatti, l'origine psicogena di quasi tutti i casi di obesità (la percentuale delle disfunzioni endocrine è bassissima): non ci sono lesioni d'organo, virus o batteri responsabili dell’aumento di peso; c'è invece l'alterazione del rapporto con il cibo. Si comincia a mangiare molto più di quanto non occorra all'organismo per vivere ed agire, e comunque sembra che il corpo diventi molto bravo a trarre da tutto ciò che mangia il massimo delle calorie possibili, bruciandone il minimo e trasformando ciò che resta in riserve, cioè scorte di quel grasso che appesantisce; non si riesce a mangiare di meno, anche se si vorrebbe tanto dimagrire e spesso, proprio per questo, la prescrizione di una dieta, anche se su un piano di realtà è assolutamente necessaria, da un certo punto di vista si può considerare paradossale, perché richiede che la persona faccia proprio ciò che non è capace di fare: mangiare di meno, e questa incapacità è proprio l'essenza del disturbo. In particolare, la letteratura aveva già ampiamente mostrato come l'ansia, la rabbia e la depressione fossero spesso alla base del mangiare troppo; mentre dalle ricerche della Cattedra di Psicofisiologia de "La Sapienza", diretta dal prof. Vezio Ruggieri (nell'ambito della quale sono state costruite e messe a punto le tecniche descritte nel libro ed utilizzate nell'intervento) erano emersi altri dati importanti:

  1. il piacere orale, che è un modulatore fondamentale del comportamento alimentare, può essere collegato ad elementi assai diversi della sequenza oro-alimentare: qualità/consistenza/sapore dei cibi, senso di riempimento gastrico, attività di masticazione, e l'importanza relativa soggettivamente attribuita ad ognuna di queste componenti è uno degli elementi base che definiscono lo stile individuale di gestione dell'oralità; in particolare, tra gli obesi è particolarmente frequente lo stile cosiddetto "suzionale", caratterizzato dal piacere del riempimento e dal transito veloce del cibo, poco masticato, lungo il canale alimentare (stile che ricorda l'esperienza orale della fase neonatale);
  2. l'atteggiamento verso la masticazione è fortemente collegato alla valenza aggressiva di questo comportamento, che in effetti va a "distruggere", "fare a pezzi" l'oggetto-cibo; dunque, lo stile masticatorio ha a che fare con lo stile di gestione dell'aggressività (ricordiamo che gli obesi spesso non si “permettono” di masticare, cioè di esprimere l'aggressività);
  3. la sensazione di sazietà, fisiologicamente, scaturisce da informazioni diverse che arrivano al cervello e riguardano:
    • il livello del glucosio ematico
    • il riempimento gastrico
    • la stimolazione dei recettori del gusto
    • la quantità dei movimenti di masticazione
  4. l'obeso vive spesso il proprio corpo come fragile ed instabile. Tenendo conto di tutto questo, abbiamo provato a costruire un modello di intervento che fosse capace di agire a livello di tutti i fattori che già conoscevamo, e che potesse anche darci informazioni su eventuali altri aspetti non ancora indagati.

Abbiamo quindi previsto di utilizzare:

  1. l'Esperienza Orale Guidata, tecnica costruita per indagare il vissuto soggettivo del rapporto con il cibo, nella quale si chiede al paziente di provare a masticare un certo cibo più a lungo di quanto non faccia normalmente, portando la sua attenzione di volta in volta su caratteristiche diverse del cibo stesso, riferendo poi al Terapeuta ciò che ha sentito;
  2. Esercizi di respirazione, contatto con il corpo e rilassamento, usati con lo scopo di abbassare il livello di tensione psico-fisica generale e promuovere un vissuto corporeo di maggiore stabilità, presenza, forza, integrazione;
  3. Sogni da svegli guidati, tecnica di utilizzo dell'immaginazione in stato di rilassamento profondo, durante la quale vengono vissute esperienze diverse, tra cui quella del mangiare.

Nel corso della sperimentazione, abbiamo scoperto che:

  • l'Esperienza Orale Guidata aumenta il senso di sazietà, riportando il piacere orale su parametri più fisiologici (non solo il riempimento/quantità, ma anche il sapore/qualità del cibo) e rendendo così possibile ottenere la soddisfazione orale con quantità minori di cibo, il che è fondamentale per poter riequilibrare in modo stabile e duraturo il rapporto con il cibo (non si può privare una persona del piacere orale, che, abbiamo visto, è un modulatore fondamentale del comportamento alimentare); inoltre, siccome il cibo è un oggetto che si presta molto bene a rappresentare e sostituire simbolicamente tutti gli oggetti verso cui si dirige la nostra libido (erotica o aggressiva), l'Esperienza si è rivelata utilissima all'indagine sullo stile di relazione della persona con il mondo esterno, consentendo di mettere in luce certe ragioni profonde dell'obesità;
  • le Tecniche di Respirazione, a parte l'effetto rilassante, hanno una funzione interessantissima, collegata alla loro analogia di senso con la funzione alimentare: abbiamo visto infatti che, nella misura in cui consentivano di soddisfare il bisogno di "sentirsi pieni, riempire il vuoto" anche con il nutrimento/ossigeno, le tecniche permettevano di ridurre il ricorso all'oggetto/cibo per la soddisfazione dello stesso bisogno: infatti, i pazienti che riferivano una sensazione di piacere collegata alla fase di riempimento polmonare, sono dimagriti in media più degli altri.

Nel complesso, i pazienti del Gruppo Sperimentale (trattati con il nostro intervento associato alla dietoterapia), rispetto a quelli del Gruppo di Controllo (trattati con la sola dietoterapia):

  • sono dimagriti di più, mantenendo più stabilmente i risultati nel tempo;
  • hanno evitato il ricorso a farmaci anoressanti (che in quel periodo erano ancora permessi);
  • hanno abbassato il livello di ansia, depressione, irritabilità.

Inoltre, nel corso della ricerca, abbiamo visto evidenziarsi tre tipologie diverse di pazienti:

  1. quelli per cui l'obesità è un "effetto", nel senso che usano il cibo per tenere a bada tensioni emotive sentite altrimenti ingovernabili;
  2. quelli per cui l'obesità è uno "scopo", nel senso che hanno bisogno di un "grande corpo" (per essere visti, per sentirsi forti, per isolarsi e proteggersi..);
  3. quelli per cui l'obesità è una "copertura", cioè un sistema difensivo allestito per combattere la fragilità del sistema psichico (personalità borderline o psicotiche).

IL VOLUME È ESAURITO IN LIBRERIA; UN NUMERO LIMITATO DI COPIE SONO NELLA DISPONIBILITÀ DELL’AUTRICE. SI STA VALUTANDO LA RISTAMPA

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