Il Test I.Co.S. e la Terapia di Coppia: un Caso Clinico
L'articolo è stato pubblicato da Psiconline Formazione il 23 agosto 2017
Il Test I.Co.S., (vedere la pagina dedicata nella sezione "MI PRESENTO" di questo sito) un test semi-proiettivo sul Confine del Sé, nella misura in cui fornisce indicazioni estremamente dettagliate sugli aspetti della personalità relativi allo stile di gestione delle relazioni, rappresenta uno strumento particolarmente utile nella terapia di coppia, sia dal punto di vista diagnostico/prognostico che da quello terapeutico in senso stretto; infatti:
- permette di distinguere facilmente i problemi individuali dai problemi di coppia, chiarendo le dinamiche ed i meccanismi attraverso cui i primi determinano i secondi ... e favorendo di conseguenza in ognuno l’assunzione di responsabilità personale
- facilita nei due membri della coppia la presa di coscienza della qualità del rapporto con l’Altro, inquadrandola all’interno del più generale rapporto con gli oggetti significativi del mondo esterno ⎫ mette in evidenza con chiarezza ed immediatezza sia i punti di forza che le criticità della relazione di coppia
- la sua ripetizione periodica evidenzia i cambiamenti della relazione durante il percorso terapeutico
- il test viene normalmente vissuto dalle persone esaminate come una esperienza piacevole, il cui gioco regressivo è facilmente accettato: questo aiuta anche nei pazienti l’accettazione degli elementi più critici che il terapeuta presenta nella restituzione, il che nel lavoro con la coppia è particolarmente vantaggioso.
Il lavoro con l’I.Co.S. prevede che alla persona si chieda di scegliere, tra 7 immagini, quella che rappresenta meglio il suo confine, definito così: “La struttura immaginaria che separa lei da tutto il resto del mondo”, successivamente, di immaginare il materiale di cui è fatto il confine, attribuendo al materiale stesso 3 qualità, e poi ancora di definire l’ampiezza dello spazio delimitato dal confine (quindi, il proprio spazio); infine, la persona deve indicare il confine più svantaggioso, quello più vantaggioso e l’unico che, tra tutti, riesce a proteggere senza isolare.
Possiamo ora analizzare, appunto attraverso il Test del Confine, la situazione della coppia che chiameremo per convenzione Mauro e Antonietta.
Lui, titolare di una piccola impresa, ha 36 anni e non mostra tratti di personalità patologici; lei, che si occupa della famiglia, ha 28 anni ed un diagnosticato Disturbo di personalità isterico-istrionico. La coppia è sposata da 5 anni ed ha due bambini di 4 e 2 anni; la crisi è stata scatenata circa 6 mesi fa da quello che potremmo definire un “tradimento virtuale”: Antonietta, durante una lunga vacanza con i figli ma senza il marito, rivide il suo primo amore ed intrattenne con lui per alcuni mesi una strettissima relazione telefonica; Mauro, venuto a conoscenza del fatto, reagì così male da prendere in considerazione la rottura del matrimonio ... salvo poi a realizzare che amava troppo sua moglie per non perdonarla. Antonietta sembra aver preso atto “all’improvviso” di quanta sofferenza ha procurato al marito il suo “ritorno al passato”, e comincia ora a sentirsi piena di vergogna, di rimorso e di ansia.
Al Test, entrambi scelgono la stessa tipologia di confine, collegata alla dimensione dell’aggressività: questa scelta definisce uno stile “guerriero” di relazione con l’esterno, in cui è dominante la difesa dall'ambiente, realizzata attraverso una barriera pungente e respingente ... mentre si tiene vigorosamente testa anche ai contenuti scomodi del mondo interno.
Tuttavia è molto interessante osservare come Mauro e Antonietta declinano in modo significativamente diverso la loro scelta iniziale, costruendo di fatto due rappresentazioni di confine identiche nella forma ma assolutamente diverse nella funzionalità:
- Mauro immagina che il suo confine sia fatto di marmo, materiale a cui attribuisce caratteristiche di "durezza e fragilità contemporaneamente, e luminosità"; all’interno del confine, lo spazio è così piccolo che “c'è posto per me, ma forse non c'è per altri"; il confine peggiore è quello collegato alla dimensione dell’isolamento (la cosiddetta “torre d’avorio”), mentre il migliore è quello collegato alla dimensione della mutevolezza e dell’instabilità ... tuttavia Mauro riconosce che il confine ideale è quello che rappresenta la capacità di selezionare/filtrare/scegliere
- Antonietta immagina che il suo confine sia fatto di fiori, che definisce "belli, profumati, colorati"; il suo spazio è un territorio immenso; anche per lei l’isolamento è la condizione peggiore, mentre la dimensione dell’instabilità/mutevolezza (che associa alla libertà di una nuvola) è la preferita ... ma l’ideale è rappresentato da un confine fragile e trasparente.
- Il confronto tra i due protocolli mostra in particolare che:
- Mauro protegge il suo nucleo fragile con un impenetrabile strato di marmo, affrontando con grinta e decisione la sua battaglia quotidiana per ottenere visibilità e riconoscimento ... mentre Antonietta si difende attraverso l'esibizione ad oltranza della sua delicata e tenera fragilità (anche questa è una efficacissima arma!)
- Mauro confessa la sua tendenza a non ammettere "visitatori" nelle aree più intime e segrete del suo animo ... mentre Antonietta sogna "territori immensi" da esplorare e conquistare, abbattendo limiti e barriere
- Mauro si rende conto che il suo barricamento è limitante, e che avrebbe bisogno di quella certa dose di plasticità che permette di "cambiare forma" (o semplicemente punto di vista) quando serve ...
- Antonietta non sopporta le "porte chiuse" (soprattutto quelle che le impediscono di accedere all'animo di suo marito!) e quando non si sente sufficientemente "guardata e ammirata" recupera tutta la sua visibilità "scappando": lascia lì il suo corpo (bello, delicato, tremante di emozione come i fiori del suo confine) e porta la sua mente nell'altrove lontano dove vivono le "nuvole libere" e rivivono i vecchi sogni
- Mauro sa che la scelta lucida e consapevole è il punto di arrivo obbligato per chi vuole stare in equilibrio con il mondo (esterno ed interno) ... mentre Antonietta vuole soprattutto essere vista nella sua seducente fragilità.
I punti di forza di questa coppia sono, oltre all’autenticità dei sentimenti reciproci:
• la fragilità sognante di Antonietta ha bisogno della concreta solidità di Mauro
• Mauro ha bisogno di amare e proteggere, incontrandola fuori da se stesso (cioè in sua moglie), la sua parte fragile
• la sofferenza di Mauro prima ed il suo perdono poi, hanno dato ad Antonietta la prova d'amore eclatante che lei desiderava
• la "fuga" di sua moglie ha costretto Mauro ad aprire le porte delle sue "stanze segrete" e ad entrare in quelle di Antonietta, confrontandosi con i bisogni di lei come non faceva da troppo tempo.
Come il lavoro con il Test del Confine aveva permesso di prevedere, Mauro e Antonietta hanno superato la loro crisi dopo una consulenza relativamente breve e, come in genere accade quando la coppia supera una criticità importante, la qualità della loro relazione ne è uscita decisamente migliorata.