Obesità e Confine del Sé nel Test I.Co.S.
Prima di entrare nello specifico del rapporto tra Obesità e problemi di confine, è importante ricordare che il disturbo psicosomatico rappresenta lo spostamento sul corpo di un problema di natura psichica che, non potendo essere risolto su quel piano, viene “deviato” sul piano somatico con una operazione che, per quanto paradossale, rappresenta comunque un “vantaggio” da diversi punti di vista:
- rende visibile/denuncia l’esistenza di un problema... ed in genere costringe ad occuparsi in qualche modo di sé
- “protegge”, almeno temporaneamente, la persona da qualcosa che la spaventa molto più del sintomo corporeo... nonostante apparentemente sia proprio su quest’ultimo che si concentrano tutte le sue preoccupazioni
- costruisce una sorta di rappresentazione simbolica dell’operazione che, se riportata sul piano psicologico, risolverebbe il vero problema.
In sostanza quindi il sintomo somatico può essere considerato la “soluzione” migliore, comunque la più sostenibile per il sistema psichico nel momento in cui si presenta.
Fatta questa premessa, osserviamo che al centro di tutte le alterazioni del comportamento alimentare troviamo le problematiche relative alla dimensione del dare/avere (tipicamente collegata alla fase orale dello sviluppo e quindi al carattere orale) con il grande tema del bisogno e della dipendenza, che ognuno dei diversi disturbi “risolve” con una sua particolare strategia.
Rispetto al dare/avere, bisogna dire che la nostra società occidentale mostra evidenti criticità (che fatalmente la famiglia in qualche modo e in qualche misura ripropone); potremmo ben definirla come la società dell’abbondanza affamante, ricca di cose inutili e povera di cose nutrienti... intrusiva e manipolatrice ma al tempo stesso assente e sorda: in sostanza, l’ambiente ideale per generare solitudine e deprivazione... desiderio di essere visti e paura di essere invasi...Il grande corpo della persona obesa mostra nel modo più esplicito ed eclatante il bisogno e la dipendenza: il cibo diventa l’oggetto che simbolicamente rappresenta e sostituisce tutto ciò che di vitale/di buono si vorrebbe e si dovrebbe legittimamente ricevere dal mondo esterno... la “cosa” che riempie il vuoto, attenua i dolori, calma l’ansia, copre la rabbia... l’oggetto irrinunciabile per eccellenza!
È importante inoltre considerare che in molti casi la massiccia barriera del corpo obeso non è semplicemente l'effetto dell’uso compensatorio/consolatorio del cibo, ma è piuttosto il risultato che il Sé inconsciamente ricerca: per affermare il suo bisogno/diritto di “occupare spazio”... per realizzare una potente corazza difensiva ... per evitare una intimità destabilizzante...
La particolare qualità del rapporto dentro/fuori e il vissuto del confine, è dunque una caratteristica determinante del modo di funzionare delle persone obese.
Con l’aiuto del Test del Confine (l’I.Co.S., un semiproiettivo che individua lo stile di gestione delle relazioni con l’esterno e tra le parti interne) analizzeremo questa dimensione in alcuni soggetti con problemi di obesità lieve/media.
Il lavoro con l’I.Co.S. prevede che alla persona si chieda di scegliere, tra 7 immagini, quella che rappresenta meglio il suo confine (definito come “La struttura immaginaria che la separa da tutto il resto del mondo”), quindi di immaginare il materiale di cui è fatto il confine, attribuendo al materiale stesso 3 qualità, e di definire l’ampiezza dello spazio delimitato dal confine (quindi, il proprio spazio); infine, la persona deve indicare il confine che ritiene più svantaggioso e quello più vantaggioso.
ANDREA, 32 anni, Tratti schizoidi
- Il suo confine ha la forma di un cerchio dal bordo molto ispessito con treaperture lungo la circonferenza
- il materiale del confine è una “plastica colorata: lucida, resistente e rossa”
- il confine è praticamente indossato: “come una corazza”
- il confine peggiore è quello rappresentato da un cerchio con un segmento-porta
- il confine migliore ha la forma di un cerchio dal bordo molto ispessito, come il suo, ma completamente chiuso.
Andrea ha cercato di costruire attorno a Sé una barriera perfettamente isolante, capace di proteggerlo da ogni stimolo emotigeno, da ogni contatto troppo ravvicinato e davvero significativo... ma mantiene alcuni punti di vulnerabilità, varchi scoperti per così dire, sui quali vigila costantemente: esce con donne ma evita accuratamente che la frequentazione assuma colorazioni emozionali, e si tiene a debita distanza da una madre ingombrante; il suo corpo, robusto e muscoloso, è davvero una corazza... reso ancora più tale da un massiccio dispiegamento di tatuaggi.
Una importante frustrazione del suo bisogno di affermazione e di successo si è nel tempo trasformata in una rabbia difficile da gestire/contenere (come sottolinea la scelta del coloro rosso per il confine-corazza).
LAILA, 35 anni, Disturbo di panico, Disturbo dell’eccitazione sessuale, abuso sessuale in adolescenza
- Il suo confine è un cerchio chiuso dal bordo molto ispessito
- Il confine è fatto di “mattoni: resistente, indistruttibile, protettivo”
- Il confine è ad “un centimetro e mezzo” dal suo corpo, ed ha una altezza “infinita”
- Il confine peggiore ha la forma di un cerchio dalla circonferenza tratteggiata
- Il confine migliore è proprio il suo.
L’esperienza traumatica dell’abuso ha lasciato una ferita aperta in Laila: il suo funzionamento è ora tutto orientato alla protezione del suo spazio, fisico e psichico... con un corpo grande a fare da barriera, l’Altro almeno sembra un po’ più lontano...
Il sogno è quello dell’inviolabilità, e la sessualità (nonostante viva un matrimonio d’amore) resta una dimensione oscuramente minacciosa, che non può essere collegata all’esperienza del piacere e dell’abbandono: perdere il controllo è inammissibile... in ogni aspetto della vita, la mancata vigilanza potrebbe avere conseguenze drammatiche, come “ammonisce” il sintomo del panico.
MARIA RITA, 47 anni, Disturbo Dipendente di personalità
- Il suo confine ha un contorno chiuso ma con anse morbide e irregolari: sembra in movimento
- Il materiale del confine è una “plastica trasparente, plasmabile e divertente”
- Il suo spazio si estende per “10 Km” ed il confine è alto “3 metri”
- Il confine peggiore ha la forma del cerchio dal bordo ispessito con alcuni varchi
- Il confine migliore somiglia ad una stella ad 8 punte.
Maria Rita è una professionista seria e capace, ma lamenta la sua condizione subalterna all’interno di uno studio diretto da una persona con cui ha un rapporto ambivalente... si occupa in modo importante della madre, da cui si sente però manipolata... è innamorata di una persona con cui ha un rapporto poco definito e poco “nutriente”: insomma, si adatta troppo alle richieste ed alle esigenze altrui, è decisamente sbilanciata sul dare... ma non sa né dire di no alle richieste né chiedere il giusto per sé, per timore di compromettere le relazioni da cui comunque dipende: questo rischio davvero non lo può correre!
Vorrebbe avere la forza di affermare le sue ragioni, e magari il diritto di esprimere la sua rabbia... ma per ora si difende con altri mezzi: un po’ barcamenandosi, un po’ facendo piccole “fughe” innocenti, un po’ raccontandosi che magari va bene così (anche se non è vero), e un po’ trovando nel cibo tutto ciò che non trova nelle relazioni: il suo Dietologo è ormai un amico a cui fare un saluto ogni tanto, senza che nessuno dei due si aspetti più un risultato sul piano clinico.
Loretta Sapora
Pubblicato il 31/3/2018 su https://www.psiconline.it/area-professionale/ricerche-e-contributi/obesita-e-confine-del-se-nel-test-i-co-s.html?mobile=1
BIBLIOGRAFIA
Sapora Loretta (2012), Il confine del Sè.
Il Test I.Co.S. (Manuale+Tavole)
Edizioni Psiconline